È sempre difficile raccontare una storia che coinvolge se stessi e
parte della propria vita. C'è il rischio di cadere
nell'auto-celebrazione. Niente di più sbagliato. E da evitare. Ma dopo 33
anni ti rendi conto che la storia che devi raccontare non appartiene più
solo alla tua vita, ma a quella d'intere generazioni che, da anni, seguono
la "musica alternativa". E allora la penna scorre più
facilmente sul foglio. Tutto ebbe inizio nell'Italia del post'68. Il
regime dell'arco costituzionale voleva chiudere nel ghetto l'opposizione
missina; le poltrone del potere avevano tremato per ben due volte: nel
1971 e nel 1972, a causa dei successi del partito di Almirante. I governi
dell'epoca scelsero così di giocare la carta della criminalizzazione
della destra, supportati dall'azione violenta dei gruppi della sinistra
parlamentare ed extra-parlamentare, i quali scatenarono nel paese la
"caccia al fascista". I primi ad esserne colpiti furono
ovviamente i giovani del movimento, da sempre generosamente in prima
linea. Fu in questo clima di pesante tensione che, in particolare nel
centro-nord, i ragazzi del Fronte della Gioventù e del Fronte
Universitario di Azione Nazionale tentarono di resistere sul piano
attivistico allo spadroneggiare della sinistra - che chiedeva a gran voce
lo scioglimento del MSI - difendendo in primis il proprio diritto di
esistere. Momento aggregante per chi militava a destra in quegli anni era
il canto.
Si cantava nelle sedi assediate, nei pochi cortei strappati
all'autorizzazione della polizia e in quelli spontanei, durante i
volantinaggi e prima dei duri contrasti con gli avversari. Forse
inconsapevolmente ma, di fatto, ripetendo il rito antico dei militi di
ogni tempo che nel canto trovavano il momento di unificazione nella
vittoria come nelle avversità.
Bisognava allora cantare il presente vissuto giorno per giorno e
onorare il passato con parole più comprensibili ai contemporanei: fu
così che nel 1974 cinque giovani del FdG e del Fuan patavini - Loris
Lombroni, Fabio Ragno, Gigi Toso, Roberto Meconcelli e chi scrive-
fondarono il GPDPN, Gruppo Padovano Di Protesta
Nazionale.
Le prime esibizioni del gruppo iniziarono nell'autunno '74 nei
polverosi locali del FdG di Padova che tanto ricordavano la sede del
gruppo TNT di Alan Ford per lo sfarzoso arredamento e il sinistro
scricchiolio dei solai di legno. Tra ciclostili e bandiere si provarono
Padova 17 giugno '74 (scritta in memoria di Giuseppe Mazzola e Graziano
Giralucci), La ballata del nero, Hey Jo, Corri fratello, Jan Palach e La
foiba di San Giuliano.
Nel 1976 si scatenò a Padova la repressione contro la destra, con
decine di perquisizioni e di arresti fra la comunità studentesca. Fu un
periodo dal quale qualcuno del Gpdpn uscì con le ossa un po' ammaccate
dalle galere "democratiche".
Ma la voglia di cantare e di sbeffeggiare il regime rimase la stessa,
anzi divenne più forte.
Cantavamo la nostra rabbia nel vivere quotidianamente l'ingiustizia
dell'emarginazione, ma eravamo anche catturati dal desiderio irrefrenabile
di gettare in faccia al potere tutta l'ironia beffarda dei nostri
vent'anni, infischiandocene allegramente delle conseguenze.
Ecco allora nascere Sunglasses' policeman blues e A
Piero, canzoni
nelle quali l'impegno politico è ribadito, condito con forti iniezioni di
umorismo goliardico e urlato a pieni polmoni.
Nel frattempo due componenti del gruppo, Meconcelli e Lombroni,
lasciarono il testimone a Paolo Favero e Junio Guariento, che regalarono
al GPDPN due voci molto belle e canzoni che ben presto sarebbero entrate
nel cuore della nostra gente.
Il 6 dicembre 1976, a Roma, in un concerto al Teatro delle Muse,
organizzato da Eowyn - una rivista femminile d'area - si esibì la nuova
formazione: si fece un po' di tutto, dalle canzoni alla poesia, dai
monologhi al cabaret.
Ben presto il "corso della vita" fece sì che del gruppo
originario rimanesse assieme a me soltanto Junio.
Alcuni "mollarono" per motivi di studio o di lavoro. Altri,
come Paolo Favero, confluirono in nuovi gruppi - ZPM nel caso di Favero -
che alla fine degli anni '70 iniziarono a formarsi un po' ovunque
nell'area, diremmo oggi, non conformista.
La locandina del concerto al Teatro delle Muse, 1976 |
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"E venne" CAMPO HOBBIT I°.
Junio ed io, "reduci del GPDPN", ci presentammo come
Compagnia dell'Anello.
A me parve quasi di profanare Tolkien usando quel nome ma Junio e
Stefania Paternò, che da poco aveva iniziato a collaborare con noi ai
testi, insistettero. Ebbero indubbiamente ragione.
L'obiettivo era chiaro: cominciare da due per arrivare, come gli eroi
di Tolkien, a... forse... nove... "intanto si parte, poi gli altri li
troveremo per strada".
E così avvenne.
Stefania Paternò scrisse nuove canzoni
(La rivolta degli atenei, Alain
Escoffier e Dedicato all'Europa) e Junio, nel '78, si presentò da solo a
CAMPO HOBBIT II° (chi scrive si trovava in Iran per lavoro) riscuotendo
un ottimo successo.
L'anno successivo ricominciarono i concerti della Compagnia nella
versione originaria con l'affiancamento di Fabio Giovannini, un giovane
militante pisano, che ci accompagnò alle tastiere durante alcuni
concerti.
Sonorità ed effetti erano esigenze che cominciavano a farsi sentire.
C'era tanta voglia di elevare la qualità dell'esecuzione. Inoltre, con il
mutare delle condizioni di politiche esterne, cambiarono anche i testi
delle canzoni, pur restando invariata la visione della vita che volevamo
trasmettere.
Furono gli anni di Fiaba e della
Canzone del lago.
Nella primavera del 1980, in un concerto a Rimini, entrò nel gruppo
Adolfo Morganti nel ruolo di percussionista e furono presentati tre nuovi
brani: Terra di Thule, Nascita e Il costume del cervo
bianco, scritti
rispettivamente da me, da Junio, da Stefania e da Madina Fabretto.
Giungemmo così al CAMPO HOBBIT III°, sicuramente il più riuscito dei
tre.
La cornice naturale ed ambientale era stupenda, l'incontro di tante
singole esperienze era maturazione di un ambiente che desiderava crescere
e confortarsi con "l'altro da sé". La Compagnia
"chiuse" l'ultima serata e, alla fine del concerto, furono
accese le fiaccole.
Sotto un immenso planetario di stelle si levarono le note de
Il domani
appartiene a noi che, cantato a squarciagola da migliaia di ragazzi,
s'impose, da quella notte magica, come inno della giovane destra negli
anni a venire.
Il manifesto di CAMPO HOBBIT III |
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Eravamo compatti e galvanizzati e componemmo, sull'onda
dell'entusiasmo, altre canzoni negli anni successivi come Pensando a un
amico e Sulla strada.
Nel giugno 1982 Umberto Croppi, il "demiurgo" di CAMPO HOBBIT
III, organizzò un nostro concerto a Roma al teatro Trianon. Suonammo
insieme al gruppo francese di Jack Marchal (proprio lui, il creatore dei
topastri della Voce della fogna). Umberto ebbe la felice idea di farci
incontrare pochi giorni prima con due giovani ma validissimi musicisti di
Palestrina, i fratelli Massimo e Marinella Di Nunzio; con loro e con
Gino
Pincini di Milano, entrato da appena una settimana nella Compagnia nel
ruolo di pianista, preparammo in 48 ore gli arrangiamenti per i brani
storici del gruppo.
La locandina del concerto al Trianon - Roma, 12.6.1982 |
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Il concerto fu un trionfo, l'atmosfera elettrizzante e ciò che
sembrava impossibile ancora una volta si realizzò: provenendo da regioni
diverse e distanti fra loro, un pò come le razze componenti la Compagnia
tolkieniana, tutti ci mettemmo all'opera e in breve tempo prese forma
l'idea di entrare in sala di registrazione per incidere il primo LP, Terra
di Thule.
Nel frattempo entrarono nel gruppo
Maurizio Sebastianelli e Marco Priori, rispettivamente al clavicembalo e alla batteria e, purtroppo,
Junio e Stefania interruppero il loro cammino con la Compagnia.
Dopo quasi sei mesi di lavoro uscì finalmente il 33 giri.
Sentimmo di aver realizzato qualcosa che sarebbe potuto essere
ascoltato anche fuori dal "ghetto" e che avrebbe trasmesso
sempre e comunque la stessa visione della vita.
Anche la RAI TV se ne accorse e ci dedicò incredibilmente un servizio
di presentazione nel corso della trasmissione Primissima condotta da
Vincenzo Mollica. La cosa più singolare fu che per illustrare le nostre
canzoni furono scelti alcuni disegni di Hugo Pratt! Quando si afferma che
nulla accade per caso... anche perché allora le tendenze "anarco-fasciste"
del padre di Corto Maltese non erano certo note al grande pubblico.
Dall'83 al '89 la Compagnia fu presente a tutti gli appuntamenti
musicali più importanti organizzati dall'area non-conformista: fra i
tanti, il concerto a Trieste del 1987, in onore di Almerigo Grilz (il
dirigente nazionale del FdG e fondatore insieme a Gian Micalessin e Fausto
Biloslavo dell'agenzia Albatross press, caduto in Mozambico mentre
riprendeva, da fotoreporter di guerra, uno scontro fra i ribelli e i
governativi filosovietici), la Festa della Contea a Roma e quella
nazionale del Fronte della Gioventù ad Assisi.
Nel 1990 il viaggio, iniziato visitando l'isola di Thule riprese
In
rotta per Bisanzio: questo il titolo del secondo album della Compagnia.
Con l'apporto fattivo di tanti amici musicisti cercammo, ancora una
volta, di migliorare la qualità di ogni singolo brano; oltre alla canzone
che dà il titolo all'album, furono composti brani come La nave, Giornate
di settembre, Anni di porfido e Gahel, e introdotti strumenti come la
cornamusa scozzese e la conchiglia rituale tibetana, quest'ultima usata
nel brano strumentale Lhasa.
La Compagnia entrò così negli Anni Novanta del secolo scorso…
LOCANDINA DEL CONCERTO DI BRESCIA |
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Impegni famigliari e lavorativi dei singoli rallentarono la frequenza
dei concerti ma non la interruppero mai.
Intanto, con il passare degli anni i legami personali e affettivi fra i
componenti del gruppo ebbero modo di stabilizzarsi definitivamente. Per
comune scelta condivisa, all'interno della Compagnia furono ( e sono) da
sempre banditi i personalismi: ad ognuno fu (ed è ) concesso di offrire
liberamente il proprio talento nella costruzione dell'opera, di volta in
volta.
Tant'è che tutto, dagli arrangiamenti alle scelte grafiche, fu ( ed
è) sempre condiviso comunitariamente.
E' anche grazie alla fedeltà verso questa scelta primigenia che la
Compagnia r-esiste ancora, da trent'anni a questa parte.
Gli anni '90 furono gli anni del post-riflusso. Dopo il crollo del Muro
di Berlino e la fine dell'incubo sovietico ad Est, la visione della vita,
l'organizzazione del lavoro, financo il linguaggio, mutuati tutti
dall'industria bellica USA, ebbero modo di diffondersi e d'imporsi
compiutamente nel nostro vivere quotidiano.
Fu l'inizio di ciò che , ancora oggi, stiamo vivendo in pieno sulla
nostra pelle, non importa se al governo ci sia la "destra" o
"sinistra": il delirio del "libero mercato",
l'ossessione dello "sviluppo" e della "crescita" ad
ogni costo ( perché mai un terzo dell'umanità dovrebbe continuare a
crescere e consumare tutti gli idrocarburi disponibili, fino ad
esaurimento, se gli altri due terzi non possiedono nemmeno le risorse per
sopravvivere?), iniziarono a pervadere allora il nostro quotidiano.
"Problemi epocali", direbbe qualcuno.
Ai quali la "destra" e la "sinistra" di governo non
fornirono soluzioni. Entrambe impegnate ad assecondare purtroppo interessi
extranazionali e a svendere il patrimonio pubblico italiano oppure a
raccogliere le briciole, sotto la tavola di "potenti" senza nome
e senza volto.
Al punto che venne quasi da chiedersi preventivamente se una cosa fosse
giusta oppure sbagliata, prima ancora se fosse di "destra " o di
"sinistra".
Fu in questo scenario che la Compagnia affrontò il decennio 1990 -
2000.
Anni difficili, forse peggiori degli anni '70 in cui in fondo le
direttrici dello scontro in atto erano, tutto sommato, chiare e definite.
Anni in cui la Destra post-fascista tornò al governo dell'Italia dopo
decenni di ghetto e dopo il terremoto di tangentopoli.Anni di grandi
speranze di riscatto per un'intera generazione che aveva pensato,
desiderato lavorato per invertire il processo di degrado, innanzitutto
morale dell'Italia.
Gli ex missini al governo! E chi l'avrebbe mai detto !?
Storditi come molti, assistemmo al giuramento del primo governo
Berlusconi e… al suo successivo affossamento, poco tempo dopo, per opera
di Bossi.
Quella prima esperienza ci permise però di individuare subito i germi
di quella "malattia del potere" diffusa fra le altre sfere del
partito che si sarebbe manifestata compiutamente nel 2001 all'epoca del
ritorno di AN al governo e che la Compagnia non mancò di denunciare
immediatamente scrivendo la canzone "Anche se tutti… noi no !"
per ricordare a "chi di dovere" perché qualcuno lo aveva fatto
sedere a Montecitorio e per fare cosa.
La prima esecuzione pubblica di "Anche se tutti…noi no" fu
nel 1996, in occasione di una festa del FdG ( che di lì a poco si sarebbe
trasformato in Azione Giovani) alla Dogana Veneziana di Lazise.
Fu anche uno dei primi concerti per
Alessandro Chiarelli che proprio
quell'anno iniziò a suonare il violino con la Compagnia.
L'anno successivo, il 1997, fu segnato da due eventi che difficilmente
la Compagnia potrà dimenticare: la scomparsa di Nicola Pasetto e il
Concerto del Ventennale.
Nicola, autentico appassionato della canzone alternativa e grande amico
della Compagnia morì il 29 marzo a seguito di uno spaventoso incidente
automobilistico. Con lui morì l'ultimo uomo in grado di reggere
dignitosamente le sorti della Destra nel Veneto e di rappresentare al
tempo stesso un punto di riferimento a livello nazionale. Pasetto era uomo
sincero, altruista, leale, di grande carisma e capacità politica.
Manteneva sempre la parola data. Non conosceva meschinità. Non conosceva
menzogna. Insomma, l'esatto contrario dell'uomo politico tipo, come è
comunemente conosciuto.
Quell'anno la Compagnia tornò a Lazise per ricordare Nicola nel giorno
del suo compleanno e cantò ancora "Anche se tutti…noi no":
l'urlo dei ragazzi che subito ripetè il ritornello fece tremare le
antiche mura dell'edificio e "spinse" un infastidito deputato
romano presente in sala ad uscire alla chetichella…
A dicembre Guido Giraudo organizzò a Monza, con il fondamentale
sostegno di Marzio Tremaglia, il Concerto del Ventennale per festeggiare i
primi 20 anni della Compagnia e degli Amici del Vento. Fu un evento
indimenticabile sia per l'affluenza di pubblico che per la perfetta
organizzazione dell'evento, interamente ripreso da una troupe televisiva.
A Monza la Compagnia presentò alcune nuove canzoni scritte in quegli
anni come Millo e Di là dall'acqua, quest'ultima dedicata alle terre
veneziane e italiane di Istria e Dalmazia. Fu arrangiata ed eseguita per
l'occasione anche una canzone scritta da Ciro Maschio e dedicata a Nicola
Pasetto: "Vivere davvero " . L'associazione Lorien - l'archivio
storico della musica alternativa - fondata dall'instancabile Guido
Giraudo- pubblicò la registrazione dal vivo in un doppio cd, in
videocassetta e in dvd.
LOCANDINA DEL CONCERTO DI LEONESSA
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Molti furono i concerti eseguiti dalla Compagnia negli anni che
seguirono il 1997. Si avvicinò però il momento di intraprendere l'ultimo
viaggio per completare la Trilogia: quello Di là dall'acqua. Da anni
alcuni dei componenti del gruppo avevano passato il confine imposto dalla
sconfitta della Seconda Guerra Mondiale e dall'ignavia dei nostri
governanti del dopoguerra, per visitare a fondo, per mare e per terra,
l'ex Jugoslavia titina. Il tema delle terre di Istria e Dalmazia e il
dramma delle foibe era già stato raccontato , ancora negli anni '70 dal
GPDPN con la canzone La foiba di San Giuliano. Furono però le prove di
ignorante malafede fornite dai media nazionali nel trattare la questione
balcanica, omettendo sistematicamente che quelle terre prima di essere
occupate negli ultimi 50 anni dagli slavi comunisti erano state per 2000
anni prima romane, poi veneziane e poi italiane, a scatenare la nostra
indignazione. Sentivamo dire in tv Pula anziché Pola. Zadar anzichè
Zara, Split al posto di Spalato. Non era la tv croata a parlare, bensì
quella italiana. Era il colmo! Nel nostro piccolo dovevamo in qualche modo
reagire, all'indifferenza generale. Fu così che nacque l'idea di dedicare
il terzo cd a quelle terre e al sacrificio di decine di migliaia di
infoibati e di 350.000 italiani dell'Istria, di Fiume e di Dalmazia
costretti ad una diaspora infame. Per la copertina fu scelto uno dei tre
leopardi coronati della bandiera dalmata. Alla canzone che dava il titolo
all'album si affiancarono presto Volo su Zara, Incoronate e Addio a
Perasto a dare completezza all'insieme.
Registrammo, per la prima volta in digitale, fra Padova e Palestrina:
un lavoro lungo che durò quasi un anno con i tempi strappati al lavoro e
con frequenti corse contro il tempo ma, alla fine, "Di là
dall'acqua" fu presentato come previsto nel corso di un concerto al
Palaghiaccio di Sesto San Giovanni il 9 novembre 2002.
Gli anni successivi furono dedicati a rinnovate stagioni di concerti
con l'apporto di amici come il flautista Filippo Cianfoni o come il
batterista Roberto Sabbi e l'inserimento stabile nel gruppo di Alessandro
e Andrea Di Nunzio rispettivamente alla regia fonica e al basso elettrico.
Nel 2002 fu fondata l'associazione culturale CDA - Compagnia
dell'Anello che, attraverso l'appoggio economico di centinaia di soci in
tutta Italia, garantì e garantisce a tutt'oggi la libertà e
l'indipendenza per le produzioni del gruppo.
E' grazie al contributo dei Soci che la Compagnia ha potuto
ripubblicare in cd "Terra di Thule" e in "Rotta per
Bisanzio", il cofanetto della Trilogia, la prima incisione di
Alchemia Celta, Castle Road e per ultimo, nel dicembre 2006, il libro
Altre storie che racchiude tutti i testi e, per la prima volta, gli
spartiti della trilogia, le illustrazioni tratte dalle nostre canzoni e
nove saggi di scrittori, giornalisti e critici musicali sulla Compagnia.
E' grazie al loro appoggio che riprenderemo il cammino fra breve con
nuove canzoni per festeggiare tutti insieme il trentennale del gruppo.
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