L'ispirazione tolkieniana dei musicisti
italiani:
alternativa, rock, folk, jazz, classica
il libro cult della giovane destra italiana negli anni
'70.
Ciò avvenne essenzialmente per due motivi:
l'identificazione immediata da parte dei giovani missini
con la visione della vita antimoderna, tradizionale e
spirituale espressa nei racconti del professore inglese e
la demonizzazione dell'opera tolkieniana operata da larga
parte dell'intellighenzia della sinistra nostrana (Umberto
Eco in testa) che bollò come oscurantista e reazionaria
la produzione di Tolkien.
Fu un riconoscersi collettivo,
in primis, nei confronti dei principali protagonisti del
Signore degli Anelli: gli hobbit.
Perché Hobbit si
sentirono... quei giovani, in guerra contro l'Oscuro
Signore che già allora ammorbava la Terra di mezzo con la
dittatura del pensiero unico, la distruzione
dell'identità dei popoli e la selvaggia devastazione
della natura ad opera dei moderni orchetti.
Come detto,
non fu né appropriazione, né mistificazione, come
qualcuno recentemente ha insinuato a proposito
"dell'uso strumentale di Tolkien da parte della
Destra", fu identificazione immediata.
Umberto Croppi,
l'organizzatore del III Campo Hobbit, sicuramente pin
riuscito fra i tre Campi "storici", cosi
sintetizzò i sentimenti di un'intera generazione:
"Immedesimandoci nella "Compagnia
dell'Anello" ci sentimmo i veri trasgressori della
borghesia, fu per noi la prima lettura non politica, in
contrasto stridente con la formazione tradizionale del
militante di Destra (...) Fu la scoperta della dimensione
fantastica che spezzava i modelli sociali
piccolo-borghesi. Lo leggemmo e tutti, autonomamente, ce
ne innamorammo".
Gianfranco De Turris, uno dei
maggiori esperti italiani di fantasy scrisse: "Tolkien
aveva bene in mente cosa fosse il male che nei suoi libri
rappresentava con il personaggio di Sauron". "La
modernità era per lui il maligno, al pari del dispotismo
dell'Est e dell'industrializzazione dell'Occidente."
E ancora Generoso Simeone, organizzatore del primo Campo
Hobbit a Montesarchio: "Ricorrendo ai perso
"ESISTEVA
Eru, l'Uno, che in Arda chiamato Ilùvatar; ed egli creò
per primi gli Ainur, i Santi, rampolli del suo pensiero,
ed essi erano con lui prima che ogni altro fosse creato.
Ed egli parlò loro, proponendo temi musicali; ed essi
cantarono al suo cospetto, ed egli ne fu lieto. A lungo
cantarono soltanto uno alla volta, o solo pochi insieme,
mentre gli altri stavano ad ascoltare..."
Con queste parole, dedicate alla creazione degli
Ainur da parte di Eru, Tolkien iniziò la narrazione del
Silmarillion, cronistorie di un passato ben più remoto
rispetto all'epoca degli eventi narrati ne Il Signore
degli Anelli.
Il Professore di Oxford fece poi intonare agli
Ainur una "Grande Musica" al cospetto di Eru:
"In tale Musica, il Mondo ebbe inizio "
Da queste brevi frasi, tratte dai primi capitoli de Il
Silmarillion, possiamo comprendere il ruolo centrale che
Tolkien assegnò da subito alla musica nella creazione del
mito cosmogonico posto alla base della propria produzione
letteraria.
Il canto dolcissimo degli Elfi, i Primi Nati, il
soave canto di dama Baccador, le allegre e spensierate
canzoni di Tom Bombadil e degli Hobbit della Contea,
testimoniano la creazione permanente di un arabesco
musicale, che intrecciò e avvolse tutta l'opera
tolkieniana. Poteva tutto ciò lasciare insensibili i
lettori-musicisti italiani?
Certamente no!
Se è vero, come e vero, che negli ultimi trent'anni, e
quindi ben prima del successo legato alle trasposizioni
cinematografiche de Il Signore degli Anelli, ben
ventisette, fra autori e gruppi italiani, pubblicarono
varie opere musicali ispirandosi, in tutto o in
parte, ai
libri di Tolkien.
E non si pensi unicamente a composizioni d'ispirazione
"celtica": come vedremo, furono rappresentati
pin generi musicali e fra i pin distanti fra loro!
In questa sede tenteremo di ricostruire la storia dei
primi cantautori e dei gruppi italiani che, in tutto o in
parte si rifecero all'universo tolkieniano.
Iniziando col dire, doverosamente e per rispetto della
verità storica, che tutto cominciò sul finire degli anni
'70 nell'alveo della musica alternativa nata dai Campi
Hobbit.
Raduni estivi della giovane destra italiana svoltisi
fra it 1977 e il 1980 presso suggestive località del
Centro Italia, i Campi Hobbit, fenomeno ancora oggi non
sufficientemente studiato, rappresentarono il primo
momento organizzato in cui l'universo tolkieniano fu posto
al centro di eventi non propriamente ricadenti nell'ambito
letterario.
Può sembrar strano ma Il Signore degli Anelli, bibbia
della beat generation americana, degli hippies e dei
giovani contestatori di Berkeley, pubblicato in Italia da
Rusconi per merito di Alfredo Cattabiani, divenne
Tratto da
"ALBERO DI TOLKIEN"
a cura di
Gianfranco de Turris
Larcher Editore
Castel Mella - BS
per gentile concessione
dell'Editore
Per informazioni: www-larchereditore.com
naggi
creati dalla fantasia di Tolkien e alle sue favole che
assai bene adombrano la realtà, abbiamo voluto dimostrare
e confermare che non siamo nati certamente oggi, che
abbiamo radici profonde, ma abbiamo voluto anche dire che
questo mondo cosi come non ci piace né lo
accettiamo".
Il rifiuto di una concezione materialista e consumista
della vita e delle cose, la riaffermazione di un universo
valoriale che traeva linfa e origine dalla Tradizione cosi
come era stata per anni rappresentata da autori come M.
Eliade, R. Guénon e J. Evola (quest'ultimo soprattutto in
"Rivolta contro il mondo moderno") e il
contemporaneo desiderio di superare vecchi schemi ormai
logori e non comprensibili ai contemporanei, tutto ciò,
trovò nell'universo tolkieniano un efficace veicolo
espressivo metapolitico.
Come ben scrisse Aldo Di Lello: giovani di Destra degli
Anni Settanta furono i primi a piantare le tende, in una
stagione truce di spranghe e marxismi-leninismi scatenati,
nella Terra di Mezzo( ...)
"Tolkien era consapevole della sua
"rivolta" contro il mondo moderno? Non e questo
il punto. Rimane storicamente il fatto che i primi a
scoprire valore rivoluzionario della fantasy furono i
giovani di Destra italiani. E non fu cosa da poco in quei
plumbei, canaglieschi anni Settanta. Non fu una moda e non
fu nemmeno una fuga. Dopo quell'incontro cambiarono
linguaggi e simboli. Una prospettiva nuova s 'apri e
segnò la vicenda futura. La fantasia s 'era ormai
liberata e non tornò più in gabbia".
Marco Tarchi, l'intellettuale fiorentino padre della
Nuova Destra italiana, spiegò cosi il successo di Tolkien:
"In uno dei suoi scritti più citati, Sulle Fiabe,
Tolkien chiarisce che la fantasy é, nella sua visione,
distacco dalla realtà non come fuga del disertore, ma
come evasione del prigioniero. La sua é una letteratura
che non vuole servire da rifugio diversivo, ma intende
oltrepassare i limiti oppressivi della quotidianità per
proiettarsi in una dimensione ulteriore".
Fu allora un fiorire di iniziative, tutte battezzate
con nomi ispirati al mondo di Tolkien: dalle riviste
rivolte all'area femminile del movimento come "Eowyn
- alternative femminili" all'intitolazione di strade
e piazze di Castel Camponeschi (il borgo medioevale
abbandonato e fatto rivivere dagli organizzatori di Campo
Hobbit
Barad-dûr
In questo disegno di Tolkien e
raffigurata la torre di Sauron in primo piano; sullo
sfondo si può notare invece il monte Orodruin, dal quale
fluisce un fiume di lava, mentre il cielo e coperto dal
suo fumo
III) a Gandalf,
Frodo, Bilbo e agli altri eroi della saga, dai gruppi
musicali come la "Compagnia dell'Anello", le
"Terre di Mezzo" o, in anni successivi degli
"Hobbit", fino alla creazione di Lorien,
l'archivio storico del-la musica alternativa italiana
fondato a Milano dal giornalista Guido Giraudo.
La musica alternativa nacque per cantare l'esperienza
umana e politica di una generazione di giovani ghettizzati
e mantenuta per decenni in stato di isolamento.
Fu un fenomeno sviluppatosi al di fuori dei circuiti
commerciali convenzionali, durato oltre trent'anni, in
maniera costante e ininterrotta, fino ai giorni
nostri.
Può essere definita, come scrisse Giraudo, "il
pia complesso, duraturo e macroscopico esempio di cultura
sommersa the l'Italia abbia mai riscontrato nel corso
della sua storia".
All'alba degli anni '80, l'esigenza di riscoprire miti e
simboli, di ricercare, anche in campo musicale, le radici e
gli archetipi perenni, attualizzandone i contenuti,
cominciò a farsi fortemente sentire nella produzione dei
gruppi storici della musica alternativa, stimolati e
catturati anche dagli espliciti riferimenti al patrimonio
etico ed estetico dell'Europa profonda dalla cui mitologia
Tolkien aveva attinto a piene mani.
Gli elementi c'erano tutti e per trovarne una conferma,
basta rileggere alcuni brani dei testi.
"Canto la gloria di Roma, del Reno lo scettro
imperiale, i Duchi guerrieri e i loro cantori, errare sereni
in cerca d'onore", recita una strofa della canzone
Dedicato all'Europa the Stefania Paternò scrisse per il
gruppo "Compagnia dell'Anello".
E ancora, dello stesso gruppo, nella
canzone
"Anni di porfido": "Sogni perduti, la
voglia di leggere tutto, era bello cavalcare un pony con
Bilbo e Frodo Baggins; al Puledro Impennato, bere una
birra in pace mentre Gandalf raccontava fumando l'erbapipa"
o ne oil domani appartiene a noi" divenuto l'inno
ufficiale del Fronte della Gioventù: "La terra dei
Padri, la Fede immortal nessuno potrà cancellar; sangue,
il lavoro, la civiltà, cantiamo la Tradizion".
Il simbolismo del viaggio, tanto caro a Tolkien, visto
non solo come momento ludico ma come vero e proprio
momento di iniziazione in "Sulla strada":
"Strade d'Europa, nello zaino liberta, force un
giorno l'Ombra fuggirà, le sue mani sporche dal Sole
leverà, un'Aquila e nel cielo, un'Aquila e nel cielo
sopra te".
I tre pilastri della society medievale cantati nel
brano "il contadino, il monaco, il guerriero":
"Nobile e chi sa di bosco e di fiume, guerriero e chi
non aspetta la fine; mai le mie chiome saranno bianche,
mai le mie membra cadranno stanche amo il coraggio, la
forza e la vita ed il mio sangue in pegno
darà".
La venuta al mondo di Re Artù, narrata in
"Nascita": "D'oro i capelli, dono del sole,
gli occhi due gocce offerte dal lago, la voce un canto per
la sua gente, sul trono del Drago lui siederà".
L'iniziazione di un giovane guerriero nordico in
"Terra di Thule": "Portavi al collo quel
talismano d'oro, avuto dal saggio un lontano mattino,
quando ere ancora, tra boschi di querce, soltanto un
guerriero bambino; ricordi tuo padre cacciare con l'arco,
il primo cervo un premio gia ambito, pescare nei fiordi e
poi nel torrente salvare quell'orso ferito".
Questi furono i contenuti testuali di alcune delle
canzoni che i giovani di destra, solitamente dipinti dalla
stampa dell'epoca come acefali e truci manganellatori,
ascoltavano nelle sedi, cantavano nei cortei o attorno al
fuoco dei bivacchi comunitari.
Canzoni come quelle scritte dagli "Amici del
Vento", altro gruppo storico della musica
alternativa, che nel brano "La Luna e il Cavaliere
del Sole" cantarono: "Vai cavaliere per il tuo
sentiero, dipingi il tuo scudo d'argento e di nero, vieni
vicino ti voglio parlare, la via per il cielo ti voglio
indicare (.) No Luna no, io sono un cavaliere, non posso
al tuo calice avido bere, mi offri il tuo corpo, mi offri
le stelle, potere sul mondo, le cose più
belle, ma
ancora più bella per me e la mia fede, la sabbia e la
terra che calpesta il mio piede, il sole dell'uomo che
inonda la terra: questo e il mio Re, per lui fare la
guerra".
Lo stile usato fu spesso quello del-le ballate popolari
della tradizione europea, soprattutto bretone e irlandese,
ma anche quello legato ai suoni e ai colon delle
suggestioni mediterranee.
Alle iniziali dotazioni, basate sul semplice uso di
chitarre e voce, si affiancarono presto violini, flauti,
percussioni, cornamuse, tastiere, piani acustici ed
elettrici, fino a formare in alcuni casi vere e proprie
piccole orchestre.
È nell'ambito di questo approfondimento della m.a. che
nel 1983 Claudio Burdese, un giovane cantautore vicino
agli ambienti della destra torinese, iniziO, primo in
Italia, a musicare i testi delle canzoni e delle poesie
contenuti ne Il Silmarillion e ne Il Signore degli Anelli
ed incise un promo su audiocassetta . I testi originali
furono leggermente modificati per adattarli alle melodie
composte sullo stile della ballata popolare: "Tinuviel",
"Beren e Lutien", oil viaggio della
Compagnia", "Galadriel", "La casa di
Elrond", "Boromir" alcuni dei titoli dei
brani. Si trattò di un lavoro artigianale, fatto in casa,
voce e chitarra, ma estremamente limpido e di effetto
alquanto riuscito. Le atmosfere tolkieniane evocate con
armonia. A nessuno passò per la mente di pubblicarlo e
l'opera rimase circoscritta nell'ambito underground dei
circuiti alternative della destra radicale. Come accadde
per un altro gruppo d'area piemontese: messaggeri del
Sole" di Torino, autori nello stesso anno del brano
"Anduril", anch'esso ispirato alla saga
dell'Anello.
La strada però fu tracciata e, quindici anni dopo,
venne ritrovata da altri gruppi che, pur non appartenendo
tutti al filone alternativo, si ispirarono a Tolkien.
Furono però i nuovi autori e i giovani gruppi di
musica alternativa degli anni '90 a seguire per primi le
orme dei "precursori".
A cominciare dai lavori di Francesco Mancinelli con
l'album Campo dei Ribelli" del 1990 dove nel brano
"Tramonti", scritto nel 1987, canto le cavalcate
di Theoden e di Erkenbrand alla battaglia del Fosso di
Helm: "Suonano i corni del campo maestro, si alzano
in coro aspettando l'assalto, inni a quel cielo che muto
osserva dall'alto. Squilli di tromba annuncia
no il giorno, si alzano al vento i vessilli in altura, mille
destrieri dilagano nella pianura ..." e dello scrittore
e cantautore Rino Camilleri che nel CD edito dalla
Cosmorecord nel 1995 si ispir6 alla saga di Tolkien nei
brani "Lamento funebre in morte di Thorin
Scudo-di-quercia" e "La canzone degli
Anelli".
Proseguendo con un altro scrittore-cantautore, Gabriele
Marconi, senza alcun dubbio uno dei migliori autori del
genere alternativo, che l' anno successivo pubblicò il suo
primo lavoro "Noi felici pochi" e rese omaggio al
"Signore degli Anelli" con il brano "Il regno
dei Nani": "La nel lontano nord, re sotto la
montagna, Thorin Scudo - di - Quercia vigila sopra tesoro.
Sale lucenti e belle d'oro e d'argento e gemme rallegrano la
notte tetra pei signori della pietra. Cotte di maglia ed
elmi asce taglienti e scudi ii silenzio e rotto dal clamore
dei maneschi giochi rudi. Arpe d'oro suonano voci roche
cantano storie antiche e fiabe, sognano il lontano nord...
".
E ancora, la band torinese "Non nobis domine"
che nel CD del 1998 "Apologia" dedicò il brano
"Canzone degli Anelli" alla saga omonima:
"Vanno Frodo ed Aragorn nella terra di Mordor, per
diverse vie a combattere l'oscuro signor; se la terra tua
s'oscura tu non devi aver paura la salvezza sta in un forte
braccio e in un'anima pura".
Per finire con il gruppo perugino degli Hobbit"
autori nel 1999 del CD "Viaggio al termine della
notte" che nel brano "Hobbit" canta:
"Come vento del mattino, come sole sul tuo viso, noi
siamo la liberta; come i monti e le foreste, Aquile noi
siamo la liberta noi cantori di un tempo senza età ...
Hobbit, Hobbit, Hobbit".
Nel 2001, in occasione di Hobbiton, la festa annuale
organizzata dalla Society Tolkieniana Italiana nella città di Gorizia fecero la loro comparsa i "Myrddin" un
gruppo savonese nato nel 1995 per iniziativa dei fratelli
Pesenti e di altri tre elementi, tutti accomunati dalla
passione per la musica e la tradizione celtica.
Il loro ultimo lavoro "Gli Anelli", interamente
dedicato all'opera di Tolkien. Quattordici brani originali
splendidamente interpretati dalla voce di Eliana Zunino con
il valido aiuto di Gian Marco Pietrasanta (flauti, sax,
Scottish small pipes, percussioni), Luca Pesenti (violino e
percussioni), Fabio Pesenti (chitarra, chitarra barocca) e
Luciano Puppo (contrabbasso).
Francesco
Vairano (il doppiatore cinematografico di Gollum nella
versione italiana de Le due Toni) e la voce narrante di
apertura del brano "Terra dura" dedicato alla
tragica figura dell'hobbit Smeagol, corrotto dall'Anello
del Potere.
Dolcissima la "Canzone di Bilbo":
"Seduto accanto al fuoco rifletto, su tutto quel che
ho vissuto, sulle farfalle e i fiori nei campi, in estati
ormai per me distanti; penso a foglie gialle e tele di
ragno, in autunni che più non torneranno; alle nebbiose
mattine, al sole d'argento, ai miei capelli agitati dal
vento".
E in "Aragorn/Radici profonde", con le parole
del Signore degli Anelli: "Non tutto quello ch'ê oro
brilla / ne' gli erranti sono perduti; / il vecchio ch'è
forte non s'aggrinza, / le radici profonde non gelano. /
Dalle ceneri rinascerà il fuoco, / l'ombra sprigionerà
una scintilla, / nuova sarà la lama ora rotta / e re quei
che e / senza corona".
Struggente il "Canto di Legolas": "nave
grigia voci stanno chiamando, lascerà i boschi ove sian
nati, stan finendo o quasi, tutti i nostri giorni. Io
traverserò da solo i flutti, lunghe onde sull'ultima
spiaggia, dolce l'isola, perduta che mi
chiama".
Paolo Paron, Presidente della Societa Tolkieniana
Italiana cosi present6 l'opera: "Il gruppo dei
Myrddin si impegnato in questo arduo compito: evocare con
le note ed il canto le emozioni, le sensazioni de "Il
Signore degli Anelli ". Oggi, nei profondi recessi
dei covi dei draghi, nei verdeggianti ricetti della
Vecchia Foresta, nei momenti di calma e di pace della
nostra risuonano i canti di viaggio di Hobbit ed Elfi, il
richiamo alla battaglia di grandi Re di ere passate ed
nostro cuore si riempie di incanti ormai
perduti".
Un unico appunto potremmo muovere sull'uso del sax, a
nostro giudizio poco adatto per melodie cosi improntate
alla tradizione celtica. Altri gruppi italiani
intrapresero nel frattempo la via dell'ispirazione
tolkieniana, usando i generi musicali decisamente pia
distanti da ci6 che si potrebbe immaginare poter essere
l'archetipo melodico per i suoni della Terra di
Mezzo.
Come nel genere metal: i "Drakkar" (Galadriel'
song), gli "Ordalia" (II Ritorno del Re,
Mormegil, in un CD del 1992), i "Arazgal" (...),
i "Veldoreth", i "Lòrien", i "Rhapsody",
gli
"Elvenking",
i "Doomsword".
Anche il jazz italiano si ispir6 al "Signore degli
Anelli" con opere come "The Rings of Fire"
del gruppo "Doldrums" o "Middle Earth"
della "Ainulindale Ensemble" o con il brano
"il Balrog" della jazz percussion ensamble
"Odwalla" nel CD del '92 "Prima che it
gallo canti".
Ma fu nel 1998 che sulla scena italiana del jazz
irruppe, in anteprima mondiale, il musical "Hobbit-Hobbit"
nell'ambito della manifestazione musicale Jazz & Image
tenutasi a Roma e curata dall'Associazione culturale
"Villa Celimontana".
Nata da un'idea di Giampiero Rubei, uno dei più
brillanti ed eclettici personaggi del panorama musicale
italiano, l'opera rappresentO in primo luogo un doveroso
omaggio al Signore degli Anelli e al suo autore J.R.R.
Tolkien. e non fu un evento occasionale. Giampiero Rubei ,
insieme al già citato Umberto Croppi, infatti, fu colui
che organizzO nel 1980 il III Campo Hobbit a Castel
Camponeschi e che riuscì cosi a coronare il proprio sogno
di appassionato tolkieniano doc, portando in scena il
mondo della Terra di Mezzo attraverso il genere musicale
da lui pin amato: il jazz!
L'opera, una vera e propria sfida all'universalità
creativa del jazz composta da Sy Johnson e Ronnie Cuber,
fu introdotta all'inizio del primo e secondo atto dalla voce
narrante di Romano Malaspina che spiegò al pubblico
innanzitutto cos'era un Hobbit e chi erano i personaggi del
Signore degli Anelli. I suoni furono affidati a musicisti
del calibro di Charles Davis, Alex Sipiagin, Mario Corvini,
Dwayne Burro, Karl Potter, Gary Smulyan, Joseph Farnsworth e
le voci di Carl Anderson, Katherine Russel e Bob Dorough.
Una sperimentazione musicale inedita e ambiziosa che fu
capace di evocare diversi generi e diverse fantasie, senza
percorrere la strada didascalica del melodramma ma riuscendo
con successo a restituire soprattutto emozioni ed
atmosfere.
E ancora, nel 2002, Fabio Cattalini un giovane musicista
padovano vicino agli ambienti culturali della destra
cittadina incise il CD autoprodotto "Canzoni dal
Signore degli Anent" composto da nove deliziosi brani
interamente dedicati all'opera di Tolkien: "Canto di
addio di Merry e Pipino", "Canzone di Tom
Bombadill", "Canzone di Bilbo", "Canto
di Nimrodel", "Canto di Durin", "II
pianto di Frodo", lamento di Boromir", "L 'Ent
e l'Entessa" e "La Can-zone di Sam".
In ultimo, anche la musica classica e sinfonica, quella
forse pia adatta ad
LA DIMORA DI BILBO BAGGINS
In questa immagine vediamo raffigurato in
primo piano Bilbo Baggins nella sua Casa in Via
Saccoforino, a Hobbiton. Bilbo e intento a fumare la sua
razione quotidiana di Erba-pipa.
LA FORESTA DI FANGORN
In questo disegno viene
raffigurato uno scorcio della Foresta di Fangorn, detta
anche Entabosco; guardando attentamente si notano due
piccole figure, che sicuramente sono Merry e Pipino prima
di imbattersi negli Ent.
interpretare
le melodie della Terra di Mezzo, contribuì al progetto di
trasferire in suoni le visioni del Professore di Oxford.
Furono tre gli autori italiani a cimentarsi in questa
avventura: Arturo Stalteri, Alessandro Ferrari ed Edoardo
Volpi Kellerman
Cultore di Tolkien dall'età dell'adolescenza, Stalteri
disseminò la propria produzione discografica di tracce
dedicate alla saga degli Anelli fino a raccoglierle tutte
nel 2002, pubblicando il CD "Rings - il decimo
anello".
Quindici brani realizzati con la collaborazione di Yasu
Ito (violino), Laura Pierazzoli (violoncello), Stefano
Pogelli (crumhorn, flute), Arlo Bigazzi (basso acustico),
Lorenzo Tommasini (various allembics) e Jenny Sorrenti (vocals).
In una intervista rilasciata a RAI RADIO2 nel gennaio
2002 ebbe a dire: "...in poche parole; la Trilogia e
Una miniera inesauribile di emozioni e credo sia quasi
impossibile resistere alla tentazione di dare un suono
alle sensazioni che essa suscita, tra l'altro lo stesso
Tolkien aveva pensato di mettere in musica alcune delle
canzoni che si trovano all'interno del libro".
Ci provò allora Stalteri nella sua opera: da "Baggin's
Theme" a "Bilbo's Party", da "Gandalf
the White" a "Rivendell", dalle
"Ultime luci di Brea" a "Lo Specchio di
Galadriel",
tutti brani
ispirati e senza alcun dubbio, capaci di reggere il
confronto con altre analoghe opere pubblicate all'estero
sul Signore degli Anelli.
Altro musicista di impostazione classica ad
interessarsi a Tolkien fu compositore Alessandro Ferrari
con il balletto "Elfi dei Boschi", rappresentato
in diverse versioni: con gruppo da camera, quattro
ballerini e un narratore, dal gruppo dei
"Percussionisti della Scala", dall'orchestra e
corpo di ballo. Composizioni di evidente ispirazione
tolkieniana furono pure: "Terre lontane" e
"Terre di Mezzo", "Il mondo di Lothlorien"
e "Tre anelli ai Re degli Elfi".
Un lavoro musicale e filologico imponente e invece
quello in preparazione nei "cantieri" musicali
di Edoardo Volpi Kellerman dai primi anni '80 e che quanto
prima ci auguriamo possa essere inciso e reso fruibile al
pubblico italiano. Come per Arturo Stalteri, anche per
Volpi Kellerman l'incontro con Tolkien avvenne
dell'adolescenza. Giovane studente di pianoforte al
Conservatorio, Edoardo fu letteralmente
"folgorato" dalla lettura del "Signore
degli Anelli": "Forse lo lessi all'età giusta.
Forse era un periodo in cui avevo bisogno di uno stimolo
del genere. Forse certe passioni sono gia scritte nel
nostro DNA culturale (..) da semplice pianista in erba
divenni compositore - sempre in erba - iniziando a lavorare
al mio ciclo musicale. Da lettore, fruitore relativamente
passivo, a "sub-creatore", partecipe di un
universo che mi aveva totalmente ammaliato per ragioni che
allora non riuscivo a comprendere, scoprendo con gioia
immensa di potervi aggiungere qualcosa di originale, di mio;
dapprima angosciato per avere ritrovato un mondo perduto che
sentivo pia mio di quello reale, ma che dopotutto si
riduceva ad un sogno contrapposto al quotidiano, cosi arido
al suo confronto; infine, attraverso un processo quasi
catartico, riuscivo a rientrarvi attraverso una porta da me
stesso costruita attraverso l'arte a me più congeniale: la
musica".
Volpi Kellerman ha gia preparato tre brani pronti per la
pubblicazione scritti fra il 2002 e il 2003: "Verso i
Porti Grigi" ispirato alla scena della Compagnia che
cammina malinconica ma serena verso i Porti, il "Canto
del Mattino", il canto che veniva eseguito durante il
Rito dell'Aurora a Minas Thirit e "Festa in casa
Baggins". Quest'ultimo pezzo e sicuramente, a detta
dello stesso Autore, quello di pia difficile realizzazione
finora scritto, sia nella complessità timbrica che nella
ricchezza e varietà espressiva: e il bra-no che nel suo
insieme meglio sintetizza la grande tavolozza di sensazioni
ed
emozioni
scatenate dalla scoperta della mitologia di Tolkien.
Altri brani come "Hobbiville", "Il Bosco
degli Ent", "Baccador", "Danze degli
Elfi" e la seconda parte di "Festa in Casa
Baggins" sono in fase finale di arrangiamento e
speriamo vedano presto la luce in versione
definitiva.
Come si e visto, dall'epoca ormai lontana dei Campi
Hobbit agli ultimi esempi citati, l'opera di Tolkien ha
scatenato - e come poteva essere altrimenti? - anche in
Italia passioni e fantasie infinite e spesso insospettate,
anche in campo musicale.
Siamo sicuri che la storia e la cronaca dei prossimi
anni ci riserveranno ancora sorprese perché il Grande
Albero del Mito e della Fantasia tolkieniana ha, come
abbiamo ben appurato,"radici profonde che non
gelano".