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il BORGHESE

giugno 2004


MUSICA

L'ALBERO DEL MITO
 fiorisce anche in Italia

L'ispirazione tolkieniana dei musicisti italiani:
alternativa, rock, folk, jazz, classica


il libro cult della giovane destra italiana negli anni '70. 

Ciò avvenne essenzialmente per due motivi: l'identificazione immediata da parte dei giovani missini con la visione della vita antimoderna, tradizionale e spirituale espressa nei racconti del professore inglese e la demonizzazione dell'opera tolkieniana operata da larga parte dell'intellighenzia della sinistra nostrana (Umberto Eco in testa) che bollò come oscurantista e reazionaria la produzione di Tolkien. 

Fu un riconoscersi collettivo, in primis, nei confronti dei principali protagonisti del Signore degli Anelli: gli hobbit. 

Perché Hobbit si sentirono... quei giovani, in guerra contro l'Oscuro Signore che già allora ammorbava la Terra di mezzo con la dittatura del pensiero unico, la distruzione dell'identità dei popoli e la selvaggia devastazione della natura ad opera dei moderni orchetti. 

Come detto, non fu né appropriazione, né mistificazione, come qualcuno recentemente ha insinuato a proposito "dell'uso strumentale di Tolkien da parte della Destra", fu identificazione immediata. 

Umberto Croppi, l'organizzatore del III Campo Hobbit, sicuramente pin riuscito fra i tre Campi "storici", cosi sintetizzò i sentimenti di un'intera generazione: "Immedesimandoci nella "Compagnia dell'Anello" ci sentimmo i veri trasgressori della borghesia, fu per noi la prima lettura non politica, in contrasto stridente con la formazione tradizionale del militante di Destra (...) Fu la scoperta della dimensione fantastica che spezzava i modelli sociali piccolo-borghesi. Lo leggemmo e tutti, autonomamente, ce ne innamorammo". 

Gianfranco De Turris, uno dei maggiori esperti italiani di fantasy scrisse: "Tolkien aveva bene in mente cosa fosse il male che nei suoi libri rappresentava con il personaggio di Sauron". "La modernità era per lui il maligno, al pari del dispotismo dell'Est e dell'industrializzazione dell'Occidente." 

E ancora Generoso Simeone, organizzatore del primo Campo Hobbit a Montesarchio: "Ricorrendo ai perso

"ESISTEVA Eru, l'Uno, che in Arda chiamato Ilùvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, i Santi, rampolli del suo pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altro fosse creato. Ed egli parlò loro, proponendo temi musicali; ed essi cantarono al suo cospetto, ed egli ne fu lieto. A lungo cantarono soltanto uno alla volta, o solo pochi insieme, mentre gli altri stavano ad ascoltare..."

 Con queste parole, dedicate alla creazione degli Ainur da parte di Eru, Tolkien iniziò la narrazione del Silmarillion, cronistorie di un passato ben più remoto rispetto all'epoca degli eventi narrati ne Il Signore degli Anelli.

 Il Professore di Oxford fece poi intonare agli Ainur una "Grande Musica" al cospetto di Eru: "In tale Musica, il Mondo ebbe inizio "

Da queste brevi frasi, tratte dai primi capitoli de Il Silmarillion, possiamo comprendere il ruolo centrale che Tolkien assegnò da subito alla musica nella creazione del mito cosmogonico posto alla base della propria produzione letteraria.

 Il canto dolcissimo degli Elfi, i Primi Nati, il soave canto di dama Baccador, le allegre e spensierate canzoni di Tom Bombadil e degli Hobbit della Contea, testimoniano la creazione permanente di un arabesco musicale, che intrecciò e avvolse tutta l'opera tolkieniana. Poteva tutto ciò lasciare insensibili i lettori-musicisti italiani?

Certamente no!

Se è vero, come e vero, che negli ultimi trent'anni, e quindi ben prima del successo legato alle trasposizioni cinematografiche de Il Signore degli Anelli, ben ventisette, fra autori e gruppi italiani, pubblicarono varie opere musicali ispirandosi, in tutto o in

parte, ai libri di Tolkien. 

E non si pensi unicamente a composizioni d'ispirazione "celtica": come vedremo, furono rappresentati pin generi musicali e fra i pin distanti fra loro! 

In questa sede tenteremo di ricostruire la storia dei primi cantautori e dei gruppi italiani che, in tutto o in parte si rifecero all'universo tolkieniano.

Iniziando col dire, doverosamente e per rispetto della verità storica, che tutto cominciò sul finire degli anni '70 nell'alveo della musica alternativa nata dai Campi Hobbit. 

Raduni estivi della giovane destra italiana svoltisi fra it 1977 e il 1980 presso suggestive località del Centro Italia, i Campi Hobbit, fenomeno ancora oggi non sufficientemente studiato, rappresentarono il primo momento organizzato in cui l'universo tolkieniano fu posto al centro di eventi non propriamente ricadenti nell'ambito letterario. 

Può sembrar strano ma Il Signore degli Anelli, bibbia della beat generation americana, degli hippies e dei giovani contestatori di Berkeley, pubblicato in Italia da Rusconi per merito di Alfredo Cattabiani, divenne

 

Tratto da
"ALBERO DI TOLKIEN"
a cura di
Gianfranco de Turris
Larcher Editore
Castel Mella - BS
per gentile concessione
 dell'Editore
Per informazioni:
www-larchereditore.com


naggi creati dalla fantasia di Tolkien e alle sue favole che assai bene adombrano la realtà, abbiamo voluto dimostrare e confermare che non siamo nati certamente oggi, che abbiamo radici profonde, ma abbiamo voluto anche dire che questo mondo cosi come non ci piace né lo accettiamo". 

Il rifiuto di una concezione materialista e consumista della vita e delle cose, la riaffermazione di un universo valoriale che traeva linfa e origine dalla Tradizione cosi come era stata per anni rappresentata da autori come M. Eliade, R. Guénon e J. Evola (quest'ultimo soprattutto in "Rivolta contro il mondo moderno") e il contemporaneo desiderio di superare vecchi schemi ormai logori e non comprensibili ai contemporanei, tutto ciò, trovò nell'universo tolkieniano un efficace veicolo espressivo metapolitico. 

Come ben scrisse Aldo Di Lello: giovani di Destra degli Anni Settanta furono i primi a piantare le tende, in una stagione truce di spranghe e marxismi-leninismi scatenati, nella Terra di Mezzo( ...) 

"Tolkien era consapevole della sua "rivolta" contro il mondo moderno? Non e questo il punto. Rimane storicamente il fatto che i primi a scoprire valore rivoluzionario della fantasy furono i giovani di Destra italiani. E non fu cosa da poco in quei plumbei, canaglieschi anni Settanta. Non fu una moda e non fu nemmeno una fuga. Dopo quell'incontro cambiarono linguaggi e simboli. Una prospettiva nuova s 'apri e segnò la vicenda futura. La fantasia s 'era ormai liberata e non tornò più in gabbia". 

Marco Tarchi, l'intellettuale fiorentino padre della Nuova Destra italiana, spiegò cosi il successo di Tolkien: "In uno dei suoi scritti più citati, Sulle Fiabe, Tolkien chiarisce che la fantasy é, nella sua visione, distacco dalla realtà non come fuga del disertore, ma come evasione del prigioniero. La sua é una letteratura che non vuole servire da rifugio diversivo, ma intende oltrepassare i limiti oppressivi della quotidianità per proiettarsi in una dimensione ulteriore". 

Fu allora un fiorire di iniziative, tutte battezzate con nomi ispirati al mondo di Tolkien: dalle riviste rivolte all'area femminile del movimento come "Eowyn - alternative femminili" all'intitolazione di strade e piazze di Castel Camponeschi (il borgo medioevale abbandonato e fatto rivivere dagli organizzatori di Campo Hobbit

Barad-dûr

In questo disegno di Tolkien e raffigurata la torre di Sauron in primo piano; sullo sfondo si può notare invece il monte Orodruin, dal quale fluisce un fiume di lava, mentre il cielo e coperto dal suo fumo

III) a Gandalf, Frodo, Bilbo e agli altri eroi della saga, dai gruppi musicali come la "Compagnia dell'Anello", le "Terre di Mezzo" o, in anni successivi degli "Hobbit", fino alla creazione di Lorien, l'archivio storico del-la musica alternativa italiana fondato a Milano dal giornalista Guido Giraudo. 

La musica alternativa nacque per cantare l'esperienza umana e politica di una generazione di giovani ghettizzati e mantenuta per decenni in stato di isolamento. 

Fu un fenomeno sviluppatosi al di fuori dei circuiti commerciali convenzionali, durato oltre trent'anni, in maniera costante e ininterrotta, fino ai giorni nostri. 

Può essere definita, come scrisse Giraudo, "il pia complesso, duraturo e macroscopico esempio di cultura sommersa the l'Italia abbia mai riscontrato nel corso della sua storia".

All'alba degli anni '80, l'esigenza di riscoprire miti e simboli, di ricercare, anche in campo musicale, le radici e gli archetipi perenni, attualizzandone i contenuti, cominciò a farsi fortemente sentire nella produzione dei gruppi storici della musica alternativa, stimolati e catturati anche dagli espliciti riferimenti al patrimonio etico ed estetico dell'Europa profonda dalla cui mitologia Tolkien aveva attinto a piene mani. 

Gli elementi c'erano tutti e per trovarne una conferma, basta rileggere alcuni brani dei testi. 

"Canto la gloria di Roma, del Reno lo scettro imperiale, i Duchi guerrieri e i loro cantori, errare sereni in cerca d'onore", recita una strofa della canzone Dedicato all'Europa the Stefania Paternò scrisse per il gruppo "Compagnia dell'Anello". 

E ancora, dello stesso gruppo, nella


canzone "Anni di porfido": "Sogni perduti, la voglia di leggere tutto, era bello cavalcare un pony con Bilbo e Frodo Baggins; al Puledro Impennato, bere una birra in pace mentre Gandalf raccontava fumando l'erbapipa" o ne oil domani appartiene a noi" divenuto l'inno ufficiale del Fronte della Gioventù: "La terra dei Padri, la Fede immortal nessuno potrà cancellar; sangue, il lavoro, la civiltà, cantiamo la Tradizion". 

Il simbolismo del viaggio, tanto caro a Tolkien, visto non solo come momento ludico ma come vero e proprio momento di iniziazione in "Sulla strada": "Strade d'Europa, nello zaino liberta, force un giorno l'Ombra fuggirà, le sue mani sporche dal Sole leverà, un'Aquila e nel cielo, un'Aquila e nel cielo sopra te". 

I tre pilastri della society medievale cantati nel brano "il contadino, il monaco, il guerriero": "Nobile e chi sa di bosco e di fiume, guerriero e chi non aspetta la fine; mai le mie chiome saranno bianche, mai le mie membra cadranno stanche amo il coraggio, la forza e la vita ed il mio sangue in pegno darà". 

La venuta al mondo di Re Artù, narrata in "Nascita": "D'oro i capelli, dono del sole, gli occhi due gocce offerte dal lago, la voce un canto per la sua gente, sul trono del Drago lui siederà".

L'iniziazione di un giovane guerriero nordico in "Terra di Thule": "Portavi al collo quel talismano d'oro, avuto dal saggio un lontano mattino, quando ere ancora, tra boschi di querce, soltanto un guerriero bambino; ricordi tuo padre cacciare con l'arco, il primo cervo un premio gia ambito, pescare nei fiordi e poi nel torrente salvare quell'orso ferito". 

Questi furono i contenuti testuali di alcune delle canzoni che i giovani di destra, solitamente dipinti dalla stampa dell'epoca come acefali e truci manganellatori, ascoltavano nelle sedi, cantavano nei cortei o attorno al fuoco dei bivacchi comunitari. 

Canzoni come quelle scritte dagli "Amici del Vento", altro gruppo storico della musica alternativa, che nel brano "La Luna e il Cavaliere del Sole" cantarono: "Vai cavaliere per il tuo sentiero, dipingi il tuo scudo d'argento e di nero, vieni vicino ti voglio parlare, la via per il cielo ti voglio indicare (.) No Luna no, io sono un cavaliere, non posso al tuo calice avido bere, mi offri il tuo corpo, mi offri le stelle, potere sul mondo, le cose più

belle, ma ancora più bella per me e la mia fede, la sabbia e la terra che calpesta il mio piede, il sole dell'uomo che inonda la terra: questo e il mio Re, per lui fare la guerra". 

Lo stile usato fu spesso quello del-le ballate popolari della tradizione europea, soprattutto bretone e irlandese, ma anche quello legato ai suoni e ai colon delle suggestioni mediterranee. 

Alle iniziali dotazioni, basate sul semplice uso di chitarre e voce, si affiancarono presto violini, flauti, percussioni, cornamuse, tastiere, piani acustici ed elettrici, fino a formare in alcuni casi vere e proprie piccole orchestre. 

È nell'ambito di questo approfondimento della m.a. che nel 1983 Claudio Burdese, un giovane cantautore vicino agli ambienti della destra torinese, iniziO, primo in Italia, a musicare i testi delle canzoni e delle poesie contenuti ne Il Silmarillion e ne Il Signore degli Anelli ed incise un promo su audiocassetta . I testi originali furono leggermente modificati per adattarli alle melodie composte sullo stile della ballata popolare: "Tinuviel", "Beren e Lutien", oil viaggio della Compagnia", "Galadriel", "La casa di Elrond", "Boromir" alcuni dei titoli dei brani. Si trattò di un lavoro artigianale, fatto in casa, voce e chitarra, ma estremamente limpido e di effetto alquanto riuscito. Le atmosfere tolkieniane evocate con armonia. A nessuno passò per la mente di pubblicarlo e l'opera rimase circoscritta nell'ambito underground dei circuiti alternative della destra radicale. Come accadde per un altro gruppo d'area piemontese: messaggeri del Sole" di Torino, autori nello stesso anno del brano "Anduril", anch'esso ispirato alla saga dell'Anello. 

La strada però fu tracciata e, quindici anni dopo, venne ritrovata da altri gruppi che, pur non appartenendo tutti al filone alternativo, si ispirarono a Tolkien. 

Furono però i nuovi autori e i giovani gruppi di musica alternativa degli anni '90 a seguire per primi le orme dei "precursori". 

A cominciare dai lavori di Francesco Mancinelli con l'album Campo dei Ribelli" del 1990 dove nel brano "Tramonti", scritto nel 1987, canto le cavalcate di Theoden e di Erkenbrand alla battaglia del Fosso di Helm: "Suonano i corni del campo maestro, si alzano in coro aspettando l'assalto, inni a quel cielo che muto osserva dall'alto. Squilli di tromba annuncia

no il giorno, si alzano al vento i vessilli in altura, mille destrieri dilagano nella pianura ..." e dello scrittore e cantautore Rino Camilleri che nel CD edito dalla Cosmorecord nel 1995 si ispir6 alla saga di Tolkien nei brani "Lamento funebre in morte di Thorin Scudo-di-quercia" e "La canzone degli Anelli". 

Proseguendo con un altro scrittore-cantautore, Gabriele Marconi, senza alcun dubbio uno dei migliori autori del genere alternativo, che l' anno successivo pubblicò il suo primo lavoro "Noi felici pochi" e rese omaggio al "Signore degli Anelli" con il brano "Il regno dei Nani": "La nel lontano nord, re sotto la montagna, Thorin Scudo - di - Quercia vigila sopra tesoro. Sale lucenti e belle d'oro e d'argento e gemme rallegrano la notte tetra pei signori della pietra. Cotte di maglia ed elmi asce taglienti e scudi ii silenzio e rotto dal clamore dei maneschi giochi rudi. Arpe d'oro suonano voci roche cantano storie antiche e fiabe, sognano il lontano nord... ". 

E ancora, la band torinese "Non nobis domine" che nel CD del 1998 "Apologia" dedicò il brano "Canzone degli Anelli" alla saga omonima: "Vanno Frodo ed Aragorn nella terra di Mordor, per diverse vie a combattere l'oscuro signor; se la terra tua s'oscura tu non devi aver paura la salvezza sta in un forte braccio e in un'anima pura". 

Per finire con il gruppo perugino degli Hobbit" autori nel 1999 del CD "Viaggio al termine della notte" che nel brano "Hobbit" canta: "Come vento del mattino, come sole sul tuo viso, noi siamo la liberta; come i monti e le foreste, Aquile noi siamo la liberta noi cantori di un tempo senza età ... Hobbit, Hobbit, Hobbit". 

Nel 2001, in occasione di Hobbiton, la festa annuale organizzata dalla Society Tolkieniana Italiana nella città di Gorizia fecero la loro comparsa i "Myrddin" un gruppo savonese nato nel 1995 per iniziativa dei fratelli Pesenti e di altri tre elementi, tutti accomunati dalla passione per la musica e la tradizione celtica. 

Il loro ultimo lavoro "Gli Anelli", interamente dedicato all'opera di Tolkien. Quattordici brani originali splendidamente interpretati dalla voce di Eliana Zunino con il valido aiuto di Gian Marco Pietrasanta (flauti, sax, Scottish small pipes, percussioni), Luca Pesenti (violino e percussioni), Fabio Pesenti (chitarra, chitarra barocca) e Luciano Puppo (contrabbasso).


Francesco Vairano (il doppiatore cinematografico di Gollum nella versione italiana de Le due Toni) e la voce narrante di apertura del brano "Terra dura" dedicato alla tragica figura dell'hobbit Smeagol, corrotto dall'Anello del Potere. 

Dolcissima la "Canzone di Bilbo": "Seduto accanto al fuoco rifletto, su tutto quel che ho vissuto, sulle farfalle e i fiori nei campi, in estati ormai per me distanti; penso a foglie gialle e tele di ragno, in autunni che più non torneranno; alle nebbiose mattine, al sole d'argento, ai miei capelli agitati dal vento". 

E in "Aragorn/Radici profonde", con le parole del Signore degli Anelli: "Non tutto quello ch'ê oro brilla / ne' gli erranti sono perduti; / il vecchio ch'è forte non s'aggrinza, / le radici profonde non gelano. / Dalle ceneri rinascerà il fuoco, / l'ombra sprigionerà una scintilla, / nuova sarà la lama ora rotta / e re quei che e / senza corona". 

Struggente il "Canto di Legolas": "nave grigia voci stanno chiamando, lascerà i boschi ove sian nati, stan finendo o quasi, tutti i nostri giorni. Io traverserò da solo i flutti, lunghe onde sull'ultima spiaggia, dolce l'isola, perduta che mi chiama". 

Paolo Paron, Presidente della Societa Tolkieniana Italiana cosi present6 l'opera: "Il gruppo dei Myrddin si impegnato in questo arduo compito: evocare con le note ed il canto le emozioni, le sensazioni de "Il Signore degli Anelli ". Oggi, nei profondi recessi dei covi dei draghi, nei verdeggianti ricetti della Vecchia Foresta, nei momenti di calma e di pace della nostra risuonano i canti di viaggio di Hobbit ed Elfi, il richiamo alla battaglia di grandi Re di ere passate ed nostro cuore si riempie di incanti ormai perduti". 

Un unico appunto potremmo muovere sull'uso del sax, a nostro giudizio poco adatto per melodie cosi improntate alla tradizione celtica. Altri gruppi italiani intrapresero nel frattempo la via dell'ispirazione tolkieniana, usando i generi musicali decisamente pia distanti da ci6 che si potrebbe immaginare poter essere l'archetipo melodico per i suoni della Terra di Mezzo. 

Come nel genere metal: i "Drakkar" (Galadriel' song), gli "Ordalia" (II Ritorno del Re, Mormegil, in un CD del 1992), i "Arazgal" (...), i "Veldoreth", i "Lòrien", i "Rhapsody", gli

"Elvenking", i "Doomsword". 

Anche il jazz italiano si ispir6 al "Signore degli Anelli" con opere come "The Rings of Fire" del gruppo "Doldrums" o "Middle Earth" della "Ainulindale Ensemble" o con il brano "il Balrog" della jazz percussion ensamble "Odwalla" nel CD del '92 "Prima che it gallo canti". 

Ma fu nel 1998 che sulla scena italiana del jazz irruppe, in anteprima mondiale, il musical "Hobbit-Hobbit" nell'ambito della manifestazione musicale Jazz & Image tenutasi a Roma e curata dall'Associazione culturale "Villa Celimontana". 

Nata da un'idea di Giampiero Rubei, uno dei più brillanti ed eclettici personaggi del panorama musicale italiano, l'opera rappresentO in primo luogo un doveroso omaggio al Signore degli Anelli e al suo autore J.R.R. Tolkien. e non fu un evento occasionale. Giampiero Rubei , insieme al già citato Umberto Croppi, infatti, fu colui che organizzO nel 1980 il III Campo Hobbit a Castel Camponeschi e che riuscì cosi a coronare il proprio sogno di appassionato tolkieniano doc, portando in scena il mondo della Terra di Mezzo attraverso il genere musicale da lui pin amato: il jazz! 

L'opera, una vera e propria sfida all'universalità creativa del jazz composta da Sy Johnson e Ronnie Cuber,

fu introdotta all'inizio del primo e secondo atto dalla voce narrante di Romano Malaspina che spiegò al pubblico innanzitutto cos'era un Hobbit e chi erano i personaggi del Signore degli Anelli. I suoni furono affidati a musicisti del calibro di Charles Davis, Alex Sipiagin, Mario Corvini, Dwayne Burro, Karl Potter, Gary Smulyan, Joseph Farnsworth e le voci di Carl Anderson, Katherine Russel e Bob Dorough. 

Una sperimentazione musicale inedita e ambiziosa che fu capace di evocare diversi generi e diverse fantasie, senza percorrere la strada didascalica del melodramma ma riuscendo con successo a restituire soprattutto emozioni ed atmosfere. 

E ancora, nel 2002, Fabio Cattalini un giovane musicista padovano vicino agli ambienti culturali della destra cittadina incise il CD autoprodotto "Canzoni dal Signore degli Anent" composto da nove deliziosi brani interamente dedicati all'opera di Tolkien: "Canto di addio di Merry e Pipino", "Canzone di Tom Bombadill", "Canzone di Bilbo", "Canto di Nimrodel", "Canto di Durin", "II pianto di Frodo", lamento di Boromir", "L 'Ent e l'Entessa" e "La Can-zone di Sam". 

In ultimo, anche la musica classica e sinfonica, quella forse pia adatta ad


LA DIMORA DI BILBO BAGGINS

 In questa immagine vediamo raffigurato in primo piano Bilbo Baggins nella sua Casa in Via Saccoforino, a Hobbiton. Bilbo e intento a fumare la sua razione quotidiana di Erba-pipa.



LA FORESTA DI FANGORN

In questo disegno viene raffigurato uno scorcio della Foresta di Fangorn, detta anche Entabosco; guardando attentamente si notano due piccole figure, che sicuramente sono Merry e Pipino prima di imbattersi negli Ent.

interpretare le melodie della Terra di Mezzo, contribuì al progetto di trasferire in suoni le visioni del Professore di Oxford. Furono tre gli autori italiani a cimentarsi in questa avventura: Arturo Stalteri, Alessandro Ferrari ed Edoardo Volpi Kellerman 

Cultore di Tolkien dall'età dell'adolescenza, Stalteri disseminò la propria produzione discografica di tracce dedicate alla saga degli Anelli fino a raccoglierle tutte nel 2002, pubblicando il CD "Rings - il decimo anello". 

Quindici brani realizzati con la collaborazione di Yasu Ito (violino), Laura Pierazzoli (violoncello), Stefano Pogelli (crumhorn, flute), Arlo Bigazzi (basso acustico), Lorenzo Tommasini (various allembics) e Jenny Sorrenti (vocals). 

In una intervista rilasciata a RAI RADIO2 nel gennaio 2002 ebbe a dire: "...in poche parole; la Trilogia e Una miniera inesauribile di emozioni e credo sia quasi impossibile resistere alla tentazione di dare un suono alle sensazioni che essa suscita, tra l'altro lo stesso Tolkien aveva pensato di mettere in musica alcune delle canzoni che si trovano all'interno del libro". 

Ci provò allora Stalteri nella sua opera: da "Baggin's Theme" a "Bilbo's Party", da "Gandalf the White" a "Rivendell", dalle "Ultime luci di Brea" a "Lo Specchio di Galadriel",

tutti brani ispirati e senza alcun dubbio, capaci di reggere il confronto con altre analoghe opere pubblicate all'estero sul Signore degli Anelli. 

Altro musicista di impostazione classica ad interessarsi a Tolkien fu compositore Alessandro Ferrari con il balletto "Elfi dei Boschi", rappresentato in diverse versioni: con gruppo da camera, quattro ballerini e un narratore, dal gruppo dei "Percussionisti della Scala", dall'orchestra e corpo di ballo. Composizioni di evidente ispirazione tolkieniana furono pure: "Terre lontane" e "Terre di Mezzo", "Il mondo di Lothlorien" e "Tre anelli ai Re degli Elfi". 

Un lavoro musicale e filologico imponente e invece quello in preparazione nei "cantieri" musicali di Edoardo Volpi Kellerman dai primi anni '80 e che quanto prima ci auguriamo possa essere inciso e reso fruibile al pubblico italiano. Come per Arturo Stalteri, anche per Volpi Kellerman l'incontro con Tolkien avvenne dell'adolescenza. Giovane studente di pianoforte al Conservatorio, Edoardo fu letteralmente "folgorato" dalla lettura del "Signore degli Anelli": "Forse lo lessi all'età giusta. Forse era un periodo in cui avevo bisogno di uno stimolo del genere. Forse certe passioni sono gia scritte nel nostro DNA culturale (..) da semplice pianista in erba

divenni compositore - sempre in erba - iniziando a lavorare al mio ciclo musicale. Da lettore, fruitore relativamente passivo, a "sub-creatore", partecipe di un universo che mi aveva totalmente ammaliato per ragioni che allora non riuscivo a comprendere, scoprendo con gioia immensa di potervi aggiungere qualcosa di originale, di mio; dapprima angosciato per avere ritrovato un mondo perduto che sentivo pia mio di quello reale, ma che dopotutto si riduceva ad un sogno contrapposto al quotidiano, cosi arido al suo confronto; infine, attraverso un processo quasi catartico, riuscivo a rientrarvi attraverso una porta da me stesso costruita attraverso l'arte a me più congeniale: la musica". 

Volpi Kellerman ha gia preparato tre brani pronti per la pubblicazione scritti fra il 2002 e il 2003: "Verso i Porti Grigi" ispirato alla scena della Compagnia che cammina malinconica ma serena verso i Porti, il "Canto del Mattino", il canto che veniva eseguito durante il Rito dell'Aurora a Minas Thirit e "Festa in casa Baggins". Quest'ultimo pezzo e sicuramente, a detta dello stesso Autore, quello di pia difficile realizzazione finora scritto, sia nella complessità timbrica che nella ricchezza e varietà espressiva: e il bra-no che nel suo insieme meglio sintetizza la grande tavolozza di sensazioni ed


emozioni scatenate dalla scoperta della mitologia di Tolkien. 

Altri brani come "Hobbiville", "Il Bosco degli Ent", "Baccador", "Danze degli Elfi" e la seconda parte di "Festa in Casa Baggins" sono in fase finale di arrangiamento e speriamo vedano presto la luce in versione definitiva. 

Come si e visto, dall'epoca ormai lontana dei Campi Hobbit agli ultimi esempi citati, l'opera di Tolkien ha scatenato - e come poteva essere altrimenti? - anche in Italia passioni e fantasie infinite e spesso insospettate, anche in campo musicale. 

Siamo sicuri che la storia e la cronaca dei prossimi anni ci riserveranno ancora sorprese perché il Grande Albero del Mito e della Fantasia tolkieniana ha, come abbiamo ben appurato,"radici profonde che non gelano". 

[MARIO BORTOLUZZI]